Il Santo Patrono

Chi fu, sin dall’inizio, il patrono di Guardavalle?

A questa domanda non si può rispondere con certezza assoluta per la mancanza totale di documenti: perciò possiamo fare soltanto ipotesi. Probabilmente il patrono più antico di Guardavalle fu S. Sebastiano.

A riprova di questo si può dire che, secondo padre Fiore, nella chiesa di S. Carlo Borromeo c’era una reliquia (il ginocchio) proprio di S. Sebastiano. Inoltre c’è qualcuno che ricorda come, intorno al 1927, nella chiesa del Carmine esisteva un quadro raffigurante appunto un santo martire; alla domanda di chi fosse quell’immagine, i più anziani rispondevano che era l’immagine di S. Sebastiano, il santo patrono di Guardavalle prima di S. Agazio.

Con certezza,, invece, si sa che Marcello Sirleto, scelto come vicario a reggere la diocesi di Squillace al posto dello zio Guglielmo, portò da Squillace a Guardavalle il braccio di S. Agazio. E da quel momento in poi patrono dei guardavallesi fu S. Agazio.

In quale data fu portata la reliquia del braccio a Guardavalle?

Secondo padre Giovanni Fiore questo avvenne nel. 1548. Ma padre Fiore potrebbe essere incorso in un errore: supporre come vera la data del 1548 significa che Marcello Sirleto fu Vicario di Squillace a 18 anni: e non sembra ragionevole affidare una diocesi ad un giovane diciottenne , non sembra ragionevole che Marcello Sirleto, in qualità di Vicario, volesse e potesse disporre delle reliquie della Cattedrale a suo piacimento.

Ma invece, è perfettamente plausibile nel periodo in cui egli fu vescovo di Squillace (1573 1594). Ma un’altra questione si impone: perché Marcello Sirleto volle portare la reliquia di S. Agazio a Guardavalle? Le risposte possono essere due. Da tanti a Guardavalle si ripete che la cassa contenente le ossa del Santo sia giunta prima presso la spiaggia della marina di Guardavalle, e soltanto dopo sia approdata definitivamente a Squillace.

Ma questa ipotesi è da scartare, soprattutto se si pensa che i martirologi sono tutti concordi nell’affermare che le reliquie del Santo centurione “approdarono al lido di Squillace” . L’ipotesi poteva essere verisimile se i martirologi avessero detto, per esempio, che la cassa approdò “vicino Squillace” o “nella diocesi di Squillace”. Un’altra risposta, per noi plausibile, è invece la seguente. Dalla vita del cardinale Sirleto sappiamo che negli anni 1550  1555 Luigi Lippomano, vescovo di Verona, si rivolse al dottissimo cardinale calabrese per avere da lui la traduzione dal greco di alcune vite di santi scritte da Simone Metafraste.

Tra le altre vite di santi, al Sirleto toccò tradurre anche la vita del Santo patrono della sua diocesi di provenienza. Non può essere che il cardinale abbia scritto di questo suo lavoro al nipote Marcello? Non può darsi che quando al cardinale Sirleto fu assegnata la diocesi di Squillace (27 febbraio 1568) e suo nipote Marcello fu prima vicario generale della diocesi e poi addirittura vescovo, questi abbia voluto portare al proprio paese natale la reliquia di quel santo che era patrono della sua diocesi e che il suo dotto zio aveva fatto conoscere con le sue traduzioni? Nel 303 l’Imperatore DiocIeziano firmò tre editti contro i cristiani, uno dei quali ordinava ai soldati che militavano nell’esercito dell’impero di prestare ossequio alle divinità nazionali, pena l’espulsione dall’esercito o la condanna a morte.

Agazio fu denunciato come cristiano, al tribuno della Legione Marzia e fu mandato da questo al governatore della Cappadocia Firmo Flavio. Rifiutandosi di obbedire agli ordini imposti e risoluto di non tradire quella fede nella quale era cresciuto, Agazio fu prima torturato e poi mandato ad un ufficiale superiore presso Eraclea, allora capitale della Tracia. Di là con molti altri condannati, fu poi condotto dal prefetto Bibiano a Bisanzio. Messo in carcere, fu prima degradato e poi decapitato l’8 maggio, del 303 o del 305. Fu sepolto in un posto chiamato Staurio, vicino le mura della città.

Quando nel 330 Bisanzio divenne seconda capitale dell’impero col nome di Costantinopoli, Agazio, la cui tomba nel frattempo era stata sicuramente venerata, fu considerato protettore privilegiato della nuova capitale.

Il culto di Sant’Agazio

Citato fra altri santi omonimi, S. Agazio si trova in tutti i dizionari e in tutte le enciclopedie storico religiose, sempre però sotto la forma greca e antica di “Acacio”. Il culto al nostro Santo conobbe i suoi inizi in Costantinopoli, dove ci furono addirittura due chiese a lui dedicate. “Noi sappiamo dallo storiografo bizantino, Socrate che verso la fine del sec. IV c’era una grande chiesa dedicata al Santo sul luogo del martirio.

La si chiamava Karia, in greco “noce”, perché secondo la leggenda Agazio sarebbe stato appeso a tale albero. Ma sappiamo dallo stesso Socrate che questa chiesa crollò in maniera misteriosa immediatamente dopo, la visita dell’imperatore Arcadio al santuario, prima del 408, anno della morte, di questo. Fu considerato un miracolo il fatto che pur essendosi radunata una gran folla, nessuno, rimanesse sotto le macerie La chiesa fu ricostruita. ……a noi interessa di più un’altra chiesa di Sant’Agazio, costruita da Giustiniano dall’altra parte della città, nel Heptaskalon, che era uno dei quartieri portuali sul mare di Marmara ( … ).

A questa nuova chiesa di Sant’Agazio sarebbe stato trasferito il corpo del santo prima, e quello dell’imperatore Costantino, San Costantino per i greci, dopo. Di una chiesa di Sant’Agazio nell’anno 1200 ci parla il famoso pellegrino russo, l’arcivescovo Antonio di Novgorod, che visitando Costantinopoli poco prima del saccheggio e delle distruzioni operate dai cavalieri della IV Crociata, tante preziose informazioni ci ha tramandate di cose che stavano per essere distrutte e trafugate”.

Come e quando arrivarono a Squillace le reliquie di S. Agazio? C’è qualcuno che sostiene che il culto di S. Agazio sia arrivato in Occidente importato dai Crociati. Ma è possibile che il culto di S. Agazio in Calabria sia anteriore e abbia addirittura favorito la ricerca delle sue reliquie. Non dimentichiamo che I’esodo di oggetti sacri da Costantinopoli verso Occidente, e verso la Calabria in particolare, iniziò a partire dal 730, quando gli iconoclàsti cominciarono a distruggere le icone sacre e a profanare le reliquie dei santi.

Notizie su S. Agazio

Tra i tanti santi che hanno reso famoso il nome di Acacio (in greco), tradotto in latino in quello di Acathius (o Agathius), da cui poi l’italiano Agazio, un posto di primo piano lo occupa il martire centurione patrono di Squillace e di Guardavalle.

Originario della Cappadocia, (oggi regione orientale della Turchia un po’ tra l’Armenia e il Curdistan), militò nell’esercito romano, precisamente nella Coorte Marzia, col grado di centurione.

Non si sa nulla della sua nascita ne dei suoi genitori. Ma si deve supporre che, per raggiungere il grado di centurione, dovette avere una formazione diversa da quella comune. Nel 303 l’Imperatore DiocIeziano firmò tre editti contro i cristiani, uno dei quali ordinava ai soldati che militavano nell’esercito dell’impero di prestare ossequio alle divinità nazionali, pena l’espulsione dall’esercito o la condanna a morte.

Agazio fu denunciato come cristiano, al tribuno della Legione Marzia e fu mandato da questo al governatore della Cappadocia Firmo Flavio. Rifiutandosi di obbedire agli ordini imposti e risoluto di non tradire quella fede nella quale era cresciuto, Agazio fu prima torturato e poi mandato ad un ufficiale superiore presso Eraclea, allora capitale della Tracia. Di là con molti altri condannati, fu poi condotto dal prefetto Bibiano a Bisanzio.

Messo in carcere, fu prima degradato e poi decapitato l’8 maggio, del 303 o del 305. Fu sepolto in un posto chiamato Staurio, vicino le mura della città. Quando nel 330 Bisanzio divenne seconda capitale dell’impero col nome di Costantinopoli, Agazio, la cui tomba nel frattempo era stata sicuramente venerata, fu considerato protettore privilegiato della nuova capitale.

La data della festa

Tutti i dizionari e le enciclopedie storico religiose affermano che il martirio del Santo avvenne l’8 maggio. Perchè allora la sua festa è celebrata, a Squillace e a Guardavalle, il giorno prima?

La memoria di S. Agazio è stata anticipata al 7 maggio perchè l’8 maggio nel calendario greco la Chiesa ricordava un’altra memoria più importante, quella dell’apostolo ed evangelista S. Giovanni. Molti documenti, tuttavia, conservano la memoria di S. Agazio all’8 maggio, unitamente a quella di S. Giovanni. S. Agazio viene festeggiato due volte: il 16 gennaio e il 7 maggio. Il 16 gennaio, Squillace e Guardavalle ricordano la traslazione delle reliquie del Santo, con festa solo di chiesa. La festa vera e propria è quella del 7 maggio: di essa fa menzione anche padre Giovanni Fiore, lì dove dice che “un braccio del Santo trasferito da Monsignor Sirleto a Guardavalle sua Patria ha dato luogo ad una bellissima Festa”.

Nel passato, ogni sette anni, la statua del Santo veniva portata in processione da Guardavalle alla marina. Ma il Santo veniva portato alla marina anche tutte le volte che i “massari” volevano chiedere al Signore la pioggia per i loro campi, per intercessione del loro santo Patrono. Ecco come un visitatore descrive questa processione:”…..l’osso del braccio di Sant’Agazio a Guardavalle (Cz) è portato in processione alla marina dove tutti si fermano sulla spiaggia, mentre l’arciprete sale su una barca con una statua del santo. Mentre il popolo, genuflesso sul lido, piange, singhiozza e si batte il petto, il sacerdote afferra il braccio reliquiario d’argento e lo tiene sospeso sull’acqua recitando una invocazione molto simile a quella rivolta ai due santi guaritori di Riace:

Sant’Agaziu meu,/ o mi vagni tu o ti vagnu eu!

Si no mi vagni tu / ti vagnu eu.

Traduzione:

(“Mio Sant’Agazio / o mi bagni tu o ti bagno io!

Se non mi bagni tu / ti bagno io.)

 

L’ultima volta che la statua del Santo fu portata alla marina fu nel maggio 1966.

La statua di Sant’Agazio

Ha un’altezza di metri 1,63. Il santo è ritratto nelle sue vesti di centurione romano, con elmo in testa e lancia nella mano destra. Il volto giovanile e sorridente.

La statua lignea del Santo è opera ottocentesca di artigianato serrese, di autore ignoto. C’è da presumere che prima di questa. ci sia stata un’altra statua più antica, sicuramente più piccola o a mezzo busto. Lo prova il fatto che I’attuale nicchia è stata allargata e allungata negli anni ’80 per permettere alla. statua del Santo di essere alloggiata più facilmente.

Il primo restauro della statua è stato compiuto a Guardavalle nel 1935 ad opera di Michelangelo Drosi da Satriano. Il secondo restauro fu eseguito nel 1965 ad opera di un tal Ceravolo, da Soverato, che non fece proprio un bel lavoro. Il terzo restauro è stato fatto nel marzo 1993 a Roma dalla signorina Alessandra Mamone, che ha riportato la statua del santo al colore primitivo del Drosi.

 

Il culto di Sant’Agazio

Citato fra altri santi omonimi, S. Agazio si trova in tutti i dizionari e in tutte le enciclopedie storico‑religiose, sernpre però sotto la forma greca e antica di “Acacio”. Il culto al nostro Santo conobbe i suoi inizi in Costantinopoli, dove ci furono addirittura due chiese a lui dedicate.

“Noi sappiarno dallo storiografo bizantino, Socrate che verso la fine del sec. IV c’era una grande chiesa dedicata al Santo sul luogo del martirio.

La si chiamava Karia, in greco “noce”, perchè secondo la leggenda Agazio sarebbe stato appeso a tale albero. Ma sappiamo dallo stesso Socrate che questa chiesa crollò in maniera misteriosa immediatamente dopo, la visita dell’imperatore Arcadio al santuario, prima del 408, anno della morte, di questo.

Fu considerato un miracolo il fatto che pur essendosi radunata una gran folla, nessuno, rimanesse sotto le macerie

La chiesa fu ricostruita.

……a noi interessa di più un’altra chiesa di Sant’Agazio, costruita da Giustiniano dall’altra parte della città, nel Heptaskalon, che era uno dei quartieri portuali sul mare di Marmara ( … ). A questa nuova chiesa di Sant’Agazio sarebbe stato trasferito il corpo del santo prima, e quello dell’imperatore Costantino, San Costantino per i greci, dopo.

Di una chiesa di Sant’Agazio nell’anno 1200 ci parla il famoso pelle­grino russo, l’arcivescovo Antonio di Novgorod, che visitando Costantinopoli poco prima del saccheggio e delle distruzioni operate dai cavalieri della IV Crociata, tante preziose informazioni ci ha tramandate di cose che stavano per essere distrutte e trafugate”.

Come e quando arrivarono a Squillace le reliquie di S. Agazio?

C’è qualcuno che sostiene che il culto di S. Agazio sia arrivato in Occidente importato dai Crociati. Ma è possibile che il culto di S. Agazio in Calabria sia anteriore e abbia addirittura favorito la ricerca delle sue reli­quie. Non dimentichiamo che I’esodo di oggetti sacri da Costantinopoli verso Occidente, e verso la Calabria in particolare, iniziò a partire dal 730, quando gli iconoclàsti cominciarono a distruggere le icone sacre e a profanare le reliquie dei santi.