A causa dei terremoti che l’hanno sempre tormentata, la Calabria stata da qualcuno giustamente definita “terra ballerina”. Per constatare quanto sia azzeccata tale definizione, basta leggere le date in cui la nostra regione tremò per i vari sismi che la scossero.
La Calabria terra ballerina
“Può dirsi che il suolo calabrese è quasi costantemente in moto… E’ così abituale la cosa che nessuno nella regione, in generale, fa più caso a queste deboli vibrazioni del suolo… In Calabria la preoccupazione è pei veri terremoti, per le scosse il cui tremito è tanto forte, da causare dei danni notevoli, da raggiungere il grado dei grandi flagelli della natura. E siffatti flagelli vi si producono periodicamente, ad intervalli assai ravvicinati. Per tale frequenza, la Calabria non potè conservare intatto alcun monumento importante dell’antichità o del medio evo”.
Per citare soltanto i terremoti che avvennero dopo la nascita di Cristo, ricorderemo quelli avvenuti nel 17, nel 446, nel 455, nel 466, nel 968, nel 1125, nel 1158, nel 1164, nel 1169, nel 1184, nel 1320, nel 1446, nel 1509, nel 1570, nel 1597, nel 1599, nel 1600, nel 1602, nel 1609, nel 1621 al 1623, nel 1626, nel 1638, nel 1702 al 1717, nel 1733, nel 1739, nel 1743, nel 1755, nel 1767, nel 1783, nel 1784, nel 1832, nel 1835 al 1836, nel 1841 al 1846, nel 1851 al 1852, nel 1854 e nel 1857, nel 1870 e nel 1887.
Non potendo soffermarci su tutti i terremoti che hanno colpito la nostra regione, in questo lavoro prenderemo in considerazione i terremoti che hanno prodotto danni alla nostra zona.
Il terremoto del 1638
‘Nel dì 25 di Marzo alle ore 21 d’ltalia dell’anno 1638, vi fu la più terribile scossa di terremoto nelle due Calabrie, che cagionò la rovina di duecento luoghi tra Terre e Città. Il terremoto ebbe come epicentro Nicastro.
Un’altra scossa si verificò l’8‑9 giugno e danneggiò alcuni paesi del versante ionico. La scossa tellurica danneggiò notevolmente la torre di Caminise o Caminiti.
Il terremoto del 1659
La scossa si avvertì alle 6 di notte del 5 novembre ed ebbe come epicentro il territorio compreso tra Filadelfia e Arena. Fu un terremoto violentissimo che rase al suolo parecchi comuni della Piana, distrusse conventi e chiese e produsse oltre duemila morti.
Sul versante ionico le cose non andarono meglio. Castelvetere (l’odierna Caulonia), Placanica, Monasterace furono ridotti in macerie. Desolanti anche le condizioni nelle quali furono ridotti Stilo e i suoi casali, cioè Stignano, Riace, Camini, Pazzano e Guardavalle, resi per lo più inabitabili. Assai danneggiati furono anche Bivongi, Santa Caterina, S. Andrea, Soverato, Petrizzi, Montepaone ecc. Il terrernoto atterrò anche la Certosa di Serra e il monastero di Soriano.
I danni che il terremoto provocò a Guardavalle furono ingenti: 11 morti, distrutte 110 case, distrutte anche la chiesa parrocchiale e altre quattro chiese.
Il terremoto del 1783
Chiamato anche il grande terremoto, si verificò in due momenti diversi, toccando anche zone diverse. Il 5 febbraio, mercoledì, “bruscamente, a mezzogiorno e mezzo, un fragore rimbombante più di un tuono violentissimo, salì dalle profondità della terra, e quasi istantaneamente una scossa, che mai eguale si ricordava fece traballare il suolo dell’intera Calabria”. Quel ballo infernale durò due minuti, con epicentro la zona della Piana. Quando il sisma si calmò, si riverse sulla zona sinistrata una violentissima pioggia
Per circa cinquecento miglia quadrate la Calabria meridionale non fu altro che un ammasso di rovine, ed il numero dei morti (quarantamila secondo alcuni, trentaduemila secondo altri storici) fu quasi uguale a quello dei sopravvissuti. Dei 109 centri abitati della Piana non ne restò indenne neanche uno.
Il sisma distrusse interamente il paese di Serra e rase quasi al suolo la Certosa riedificata dopo il terremoto del 1659. Brognaturo, Chiaravalle, Cardinale, Simbario, Soriano … : è troppo lungo fare I’elenco dei paesi che furono o distrutti o molto rovinati.
Le scosse di terremoto continuarono a ripetersi per altri giorni ancora.
Il 28 marzo di quel medesimo anno 1783, “alla seconda ora della notte, fu inteso romor cupo come rombo pieno e prolungato: e quindi appresso moto grande di terra, nello spazio tra capi Vaticano, Suvero, Stilo, Colonna, 1200 almeno miglia quadrate… Durò novanta secondi, spense duemila e più uomini…”. La nuova scossa devastò la Calabria centrale, radendo al suolo Nicotera, Tropea, Monteleone, Squillace, Nicastro, Catanzaro, S. Severina, Crotone. Sotto le macerie si contarono tremila morti, ed altri ventimila morirono a causa delle epidernie seguite al sisma. E’ incalcolabile il danno materiale, economico, morale provocato dal terremoto, senza parlare della perdita di monumenti famosi e di memorie scritte.
In molti dei 36 paesi della diocesi di Squillace, per le ripetute scosse telluriche, crollarono case e chiese, tranne a Stilo, Camini, Santa Caterina, Guardavalle e S. Andrea, poco danneggiati.
A Guardavalle il terremoto provocò danni calcolati intorno a 40 mila ducati, ma i morti furono soltanto due, un uomo e un bambino.
Alla popolazione (che contava all’epoca 2.918 abitanti) furono distribuiti 1000 tomoli di grano (un tomolo equivale a 47148 kg di derrata) e furono fatte riparazioni per complessivi 525 ducati e 70 grana.
Il terremoto del 1947
Una scossa di terremoto fu avvertita anche l’11 maggio 1947, domenica, alle ore 8,30: non produsse danni alle persone, ma lesionò la torre Toscano e la chiesa di S. Caterina