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Guardavalle: il perché di una vacanza

Piccolo paese della cosiddetta «California d’Europa», racchiude in sé una natura incontaminata, si affaccia su uno splendido mare e possiede una tradizione millenaria che si può ancora ritrovare negli usi e costumi della popolazione locale. Una vacanza a Guardavalle, infatti, non significa esclusivamente mare, sole, natura, ma anche rapporto umano con la realtà locale, con i suoi sentimenti, con il suo patrimonio di folklore, arte, storia, civiltà e cultura.

Un paese difficile da descrivere tanto è vario ed imprevedibile nei suoi improvvisi cambiamenti di paesaggio e di colore. Infatti, nel breve spazio di pochi chilometri si passa da ampie spiagge morbide di rena fine, bionda e asciutta e da un mare pescoso e cristallino, a colline alberate di mandorli, uliveti e agrumeti, e alla tranquillità delle montagne popolate da boschi di querce e castagni.

Oggi Guardavalle è un affascinante meta turistica grazie alle strutture ricettive esistenti, che non hanno alterato quell’equilibrio naturale che permette di poter ammirare uno splendido paradiso terrestre non ancora perduto.

Clima

Il clima di Guardavalle è dolcissimo, caratterizzato da una lunga estate e da un inverno corto. La temperatura media di 18,50 è tra le più alte d’Europa. Il clima secco e ventilato giova nella cura delle malattie respiratorie.

Un po’ di storia

Guardavalle è una cittadina del versante jonico delle Serre. Si adagia in una valle circondata da colline, alle falde orientali dei monte Pecoraro delimitata dalle fiumare Assi e Lunari ed attraversata nel centro dal Patella. Posta al confine Sud della Provincia di Catanzaro, conta oggi circa 6000 abitanti, superando di gran lunga Stilo alla cui contea apparteneva. Sorse intorno all’anno 1000 quando gli abitanti della Marina per sfuggire alle incursioni Saracene si trasferirono in una vallata dei monte Consolino. Guardavalle divenne comune autonomo nel 1799 in seguito all’ordinamento amministrativo dei Generale Championnet. Il paese fu attaccato per ben due volte dai Saraceni nel 1555 e nel 1569.

In questo periodo, i guardavallesi, per difendere le loro case e le loro terre, costruirono nei punti più alti dodici torri di avvistamento, delle quali la torre dei Crocco e la torre dei Giordano sono state mozzate e radicalmente modificate in abitazioni. La torre Toscano fu scriteriatamente demolita nel 1948.

Intatta resta oggi la torre di sopraguardia fatta costruire nel 1486 da Carlo v a Vinciarello. Il piano terra della torre era adibito a scuderia, mentre il piano superiore serviva come alloggio per i soldati. Successivamente nel ‘700 le scuderie vennero trasformate in magazzini oleari, le cui giare si possono ancora oggi ammirare nel giardino antistante la torre. Delle restanti torri si è persa anche la memoria. La cittadina fu resa illustre dal Cardinale Guglielmo Sirleto, il quale occupa un posto preminente nella storia della chiesa dei tempestoso XVI secolo. Egli fu nominato vescovo di S. Marco Argentano nel 1566, ma ben presto fu richiamato a Roma dove partecipò alla preparazione dei «Catechismo Romano», alla riforma dei «Breviario» e dei «Messale».

Alla morte di Pio IV rifiutò l’investitura a pontefice preferendo lo studio della Bibbia, della filosofia e delle scienze e presiedette inoltre alla riforma dei calendario giuliano. Quest’illustre personaggio guardavallese, costretto a vivere lontano dalla sua gente, nutrì sempre grande affetto per il suo paese natio, al quale procurò vantaggi economici e politici. In quei tempi, i cittadini erano obbligati a dare alloggio alle truppe militari o di stanza. Per le misere economie locali e per la moralità paesana, l’arrivo dei soldati era calamità pubblica. Grazie all’intervento dei Cardinale Sirleto, i guardavallesi furono esentati da tale obbligo. Di portata maggiore fu il suo intervento presso il re di Napoli, dal quale ottenne che Guardavalle fosse esentata dal pagamento delle tasse per dieci anni, per essere stata saccheggiata dai turchi.

Le cose più interessanti da vedere

Nella parte più alta dei paese sorge Palazzo Sirleto, costruito tra la fine dei ‘500 e l’inizio dei ‘600 dal nipote del Cardinale Sirleto, Fabrizio. Dei quattro lati che dovevano costituire il palazzo ne è stato costruito solo uno, in puro stile rinascimentale. Doveva essere un grande complesso architettonico, forse un seminario, che avrebbe attirato l’interesse dei mondo culturale. Nei pressi dei palazzo Sirleto campeggiano i maestosi ruderi della basilica di San Carlo.

Ad iniziare questa costruzione fu il Vescovo Fabrizio Sirleto, per rendere omaggio alla memoria di San Carlo Borromeo, il più grande stimatore di suo zio, il Cardinale Guglielmo Sirleto. Anche se sommerso da successive costruzioni (alcune delle quali addirittura sono state erette all’interno, altre sulle volte di copertura di una parte della chiesa), mostra ancora tutta la sua imponenza. Il grandioso arco in granito della facciata ha un’altezza di circa 15 metri.

Altro interessante palazzo è quello della famiglia Spedalieri in piazza Immacolata, la cui facciata è dotata di elementi decorativi baroccheggianti, mentre la costruzione interna dei palazzo risale ad epoca anteriore. All’interno dei palazzo vi è la copia in piccolo della cappella gentilizia della chiesa di Sant’Agazio. Di epoca più recente è il palazzo Falletti, costruito nella metà dell’800. Il portale scolpito da artigiani Serresi, è costituito da due colonne monolitiche; il cornicione è in puro granito, come anche il piano dei balconi.

Al giardino pensile si accede attraversando un bellissimo cancello in ferro battuto. Da vedere sono anche tanti portali, mensoloni ed elementi architettonici di pregevole fattura in granito, opera di artigiani locali dei secoli XVII XVIII e XIX, sparsi in varie zone dei centro abitato.

La chiesa di Sant’Agazio

La chiesa arcipretale di Sant’Agazio, sorta in epoca Barocca, ha una bella facciata di stampo neoclassico. Il portale centrale è dei ‘700 in puro granito come quello laterale. L’interno della chiesa sempre in stile Barocco è formato da una sola navata e da un’altare in marmi policromi. Il soffitto è decorato con affreschi dell’800 riproducenti diverse scene: Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, la vita e il martirio di S. Agazio, Gesù con la samaritana.

La chiesa ha tre cappelle; in quella di destra, terminante con cupola cieca, si trovano la statua lignea ed il reliquiario di Sant’Agazio. Nella parete di sinistra si apre la cappella dei Vescovo Pietro Spedalieri, riprodotta in piccolo nel palazzo Spedalieri. Sopra l’altare la «Madonna dei Rosario» pregevole paia d’altare di Tommaso Martini dei 1713.

Il monastero di S. Maria

Era un monastero di monaci basiliani che si insediarono verso il 1300 in Calabria e nel resto dell’italia Meridionale, dopo essere sfuggiti alle persecuzioni dell’imperatore di Bisanzio. L’attività più importante che svolgevano i monaci era la trascrizione dì libri religiosi, molti dei quali si trovano nella biblioteca Vaticana. Annessa al Monastero di cui oggi non rimangono che ruderi, c’è una chiesetta consacrata alla Madonna dell’Assunta dentro cui si trova un crocifisso in legno di dimensioni ragguardevoli, opera, si dice, dei maestri serresi dei 1400.

Recentemente, dopo essere stata ristrutturata, la chiesa è stata restituita al culto, ed il 15 agosto di ogni anno, in occasione dell’assunzioni, i guardavallesi portano la statua della Madonna in processione per le vie dei paese, partendo dalla chiesa sita in contrada Marasà. Caratteristica della processione è la «nave» che consiste in una forma geometrica realizzata da più fedeli che recitano anche litanie dialettali.